Buongiorno lettori e bentrovati nella sezione letteraria di Magazy!
Il romanzo di cui vorrei parlarvi oggi fa parte di quella nuova sezione che ho inaugurato sul mio profilo IG, tutta dedicata alle figure di donne realmente esistite, col tempo divenute le protagoniste di molti romanzi storici.
Vi ho già parlato in passato di Caterina I di Russia, la povera contadina che riuscì a conquistare il cuore di Pietro il Grande.
Vi ho già parlato dell’altezzosa Margherita di Scozia, così come vi ho parlato della principessa Cleopatra Selene, ultima grande discendente dei faraoni d’Egitto, ma non ho avuto ancora modo di parlarvi di lei, Anastasia Romanov, una delle principesse più famose del Novecento.
Questo di cui sto per parlarvi è il suo romanzo e questa è la recensione a lei dedicata.
Buona lettura a tutti!
Autore: Ariel Lawhon
Titolo: Il mio nome era Anastasia
Casa editrice: Piemme
Anno di pubblicazione: 2019
Numero pagine: 443
Prezzo in euro: 19,50
Reperibilità: difficilmente reperibile in versione cartacea, anche su Amazon.
Più reperibile in versione e-book. Personalmente ho fatto molta fatica ad ottenere il cartaceo.

L’ULTIMA GRANDUCHESSA DI RUSSIA
Andiamo, chi di noi non ha mai sentito parlare nemmeno una volta di Anastasia Nikolaevna Romanov (o per meglio dire Romanova, se si vuole usare la corretta versione russa del cognome). Coloro che appartengono alla mia generazione hanno sentito parlare di lei sopratutto grazie alla trasposizione cinematografica del 1997, prodotta dalla 20th Century Fox.
Eh già, a chi non piaceva quel magico carillon che si apriva grazie al ciondolo a forma di fiore? Tutti abbiamo imparato a memoria la canzone principale del film, tutti l’abbiamo amata…e tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo di fronte al bel finale con cui si conclude il cartone.
Tuttavia la vera storia di Anastasia è tanto breve quanto tragica, perché di fatto la piccola granduchessa morì all’età di 17 anni nel 1918, uccisa insieme a tutta la sua famiglia (gli zar Nicola e Alessandra, le sorelle Olga, Tatiana e Maria e il fratellino Aleksej, erede al trono designato) ad Ekaterinburg per mano dei bolscevichi, desiderosi di sbarazzarsi una volta per tutte di coloro che avrebbero potuto reclamare in qualsiasi momento il trono di Russia.
Ma nonostante i tentativi di occultarne il corpo e di cancellarne la memoria, la figura di Anastasia è stata destinata a risorgere in modo ancora più forte rispetto allo stesso padre, grazie ad una donna in particolare, che asserì per tutta la vita di essere la sopravvissuta granduchessa: Franziska Schanzskowska, nota ai più con il nome fittizio di Anna Anderson, un’operaia polacca che tentò il suicidio nel 1920 e che una volta finita in ospedale si presentò con il nome di Anastasia Romanov. Quell’episodio fu solo il preludio di una battaglia legale che durò per anni, fino alla morte di Franziska. Fu sostenuta da molti e rifiutata da altri, molto probabilmente perché in gioco c’era non solo la questione dell’identità della donna, ma anche l’oro degli zar e molti milioni di rubli che lo stesso Nicola II depositò a beneficio dei suoi cinque figli. Un quesito che rimase aperto fino al 2007, anno in cui furono ritrovati ed esaminati i restanti corpi della famiglia imperiale russa, nella regione degli Urali e soltanto allora i conti tornarono e la faccenda fu definitivamente smentita di fronte alle prove scientifiche.
Oh, non guardatemi così. Non vi ho mai promesso un lieto fine. Ho vissuto abbastanza per sapere che certe cose non esistono. Alla fine c’è solo la verità e non è colpa mia se non vi va a genio…vi avevo avvertito fin dall’inizio, ma avete insistito per sentirla comunque, questa storia. Siete talmente affascinati dalla leggenda…
DUE PUNTI DI VISTA
Questo dettaglio ha fatto storcere il naso a molti, ma personalmente ho apprezzato il tipo di narrazione adottato dall’autrice. Diviso su due livelli narrativi, con due tipi diversi di narrazione cronologica e due tipi diversi di narrazione, insomma si ha un pò l’impressione di leggere due libri differenti in uno solo.
La storia, o meglio le storie, vengono narrate assumendo il punto di vista di Anna Anderson e quello di Anastasia, ma con alcune differenze. Mentre la narrazione della granduchessa scorre in modo pulito e lineare fino ad arrivare alla notte del 1918, quella di Anna Anderson procede a ritroso, dagli anni ’70 fino ad arrivare agli anni ’20, gli anni della gioventù e del passato della Anderson. Inoltre il punto di vista di Anna Anderson è narrato in terza persona, come se l’autrice volesse rendere l’idea della distanza che Anna stessa vuole prendere da sé stessa, il che è sensato. Infondo, Anna asserisce di essere Anastasia, no?
LA CRUDA REALTA’
Ribadisco il consiglio che l’autrice stessa ha scritto per bocca del personaggio di Anna Anderson all’inizio del romanzo. Se state cercando una storia con un lieto fine vi consiglio di non comprare questo romanzo e di conservare nella memoria la bella storia del cartone, perché in questo libro altro non c’è che la verità. Nonostante le numerose licenze che l’autrice si è presa per comodità narrativa, non ci sarà nessun Dimitri a salvare Anastasia alla fine. Certo alcuni momenti di tenerezza sono presenti nella vita di Anastasia, anche quando le cose sembrano farsi via via sempre più difficili (e qui non vi spoilero altro), ma la storia è un evento crudele e implacabile, che lascia poco spazio alle supposizioni. Ciò che successe a lei e a tutta la sua famiglia ormai lo sappiamo bene.
Ammetto che questo romanzo è capace di suscitare molte emozioni nel lettore e molto spesso mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi. Ariel Lawhon è capace di far immedesimare chi legge nelle due protagonisti e questo per me è sufficiente, insieme all’accuratezza storica che tutto sommato c’è, a classificarlo come un buon libro.

Bene, lettori, questa piccola recensione termina qui. Credo di aver detto tutto con l’uso di poche parole e di essermi fatta un’idea chiara della storia e di quanto potere possano avere le leggende all’interno di essa.
Ora, cari lettori, sta a voi scegliere se cedere o meno alla voglia di sapere la verità a riguardo.
Come sempre, vi lascio qui le mie piccole postille che metto sempre alla fine di ogni articolo.
Se vi piacciono i miei contenuti, seguitemi sul mio profilo Instagram @ilgiardinodiselene_blog per rimanere sempre aggiornati e non perdetevi gli altri articoli che troverete nelle sezioni di cucina, immobiliare, creazioni artigianali e animali.
Alla prossima recensione!
Selene.

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