Buongiorno, carissimi lettori. Oggi voglio proporvi un romanzo storico davvero eccezionale, una storia che vi farà restare col cuore a mille e le lacrime agli occhi, una storia ambientata nella fredda e meravigliosa Russia ai tempi dello zar Pietro il Grande.
Sto parlando di “Zarina” della scrittrice Ellen Alpsten, un romanzo che ha catturato fin da subito la mia attenzione (per chi non lo sapesse sono un’amante incallita della storia e della cultura russa) e che ho divorato con la stessa avidità che uso con i dolci, dopo nemmeno 4 giorni dal suo acquisto. Come al solito, prima di entrare nel vivo della recensione vi lascio qui sotto tutte le info di acquisto del libro.
-Titolo: Zarina
-Autore: Ellen Alpsten
-Casa editrice: DeA Planeta
-Prezzo in euro: 17,00
-Data di pubblicazione: ottobre 2019
-Numero pagine: 623
-Reperibilità: alta, sia online che in libreria

Una finestra sul periodo storico
Prima di parlarvi della trama credo sia opportuno illustrarvi un momento il contesto storico in cui è ambientato il romanzo e le condizioni in cui versava la Russia in quel periodo. Siamo in pieno Settecento e mentre in Europa si respira il fermento delle idee illuministe, la Russia ahimè è ancora in uno stato parecchio arretrato, dove la maggior parte della popolazione resta contadina e analfabeta e la nobiltà ancora in fase di affermazione e consolidamento, rimanendo ancora ad uno stadio abbastanza rozzo e primitivo.
Al di sopra di ogni uomo che calpesti il territorio russo c’è lo zar più famoso dopo Nicola II: Pietro il Grande, intento a costruire la sua grandiosa San Pietroburgo sulle spalle di contadini, braccianti e condannati ai lavori forzati (non per nulla è oggi nota anche come “la città delle ossa”) e a fronteggiare il pessimo rapporto che il suo impero ha con la Svezia di re Carlo. In quel periodo si potevano incontrare solo quattro tipi di persone: contadini fiaccati dal lavoro che vivevano in fangose isbe (capanne), sacerdoti ortodossi che esercitavano una certa influenza e un certo potere sui territori nei pressi dei loro monasteri, stranieri (sopratutto tedeschi, francesi e inglesi) che vivevano come borghesi o soldati nelle cittadine e nobili storditi dagli sfarzi della corte e coinvolti nei pericolosi giochi di potere.
La trama
“La mia vita cominciò con un crimine” così l’autrice comincia a raccontarci la vita sofferta di Ekaterina Alekseevna attraverso i suoi stessi occhi, quando ancora era conosciuta col nome di Marta, una povera ragazza di campagna nata al di fuori del matrimonio. La sua vita scorre ai ritmi frenetici dei campi da coltivare e delle faccende domestiche, fin quando un uomo non le mette gli occhi addosso. Si tratta di Vasilij, un ricco mercante di Walk che dopo un primo approccio mal riuscito sfrutta l’autorità dei monaci e la povertà dei genitori di Marta per comprarla come serva. Nonostante la paura che la attanaglia e l’incertezza sul suo futuro, Marta segue il viscido Vasilij a Walk e vive per un periodo nella sua casa come sguattera. E’ per lei un periodo terribile, fatto di duro lavoro e di abusi, in cui la ragazza impara a sue spese quanto possano essere crudeli e spietati gli uomini a questo mondo. Dopo quei duri mesi, la futura zarina giunge presso la casa di un pastore luterano in Lettonia, dove lavora come domestica e conosce per la prima volta l’amore, fino a quando la guerra con la Svezia non sconvolge di nuovo le speranze di Marta di avere una vita più serena. Una guerra che minaccia di distruggere tutto ciò che la Russia sta diventando in questo periodo, una guerra che spingerà lei, Marta, la figlia illegittima di un contadino della Livonia direttamente tra le braccia dello zar.
La serva che divenne imperatrice di Russia
Che ci crediate o meno, Marta non è solo il personaggio di un romanzo storico. Questa è la vera storia di Caterina I di Russia, moglie di Pietro il Grande e madre di Elisabetta Petrovna, protagonista assieme ad Anna e Caterina la Grande di un lungo periodo di reggenza al trono di Russia tutto femminile (almeno fino a quando l’accesso al trono alle eredi femmine non venne severamente vietato da Paolo I).
La sua è una storia fatta di violenze, soprusi e di lotte per mantenere il suo status prima come amante dello zar e successivamente come moglie e imperatrice. Il primo motivo per cui vi consiglio assolutamente di leggere questo romanzo è il seguente: l’autrice ha un enorme rispetto per la verità storica, infatti sono pochissime le licenze che si è presa per “romanzare” di più la storia (e ha avuto anche l’onestà di segnalarle alla fine del libro), dunque non c’è da temere che i fatti narrati non siano veritieri. E’ tutto documentato e tutto assolutamente verificabile. Di Caterina I ammiro tantissimo il coraggio che ha dimostrato nell’affrontare le enormi difficoltà che per molto tempo le hanno sbarrato il passo, la determinazione a non cedere alla disperazione anche nei momenti che possono essere i più crudeli e umilianti per una donna, l’amore che l’ha legata alla figura tanto gioviale quanto autoritaria di Pietro anche nei momenti in cui la loro unione sembrava essere messa duramente alla prova e quel pizzico di spietatezza che lei stessa ha saputo mettere in atto al momento giusto, perché dietro agli sfrenati divertimenti, al lusso dei palazzi, al cibo prelibato, ai begli abiti e ai gioielli, nella corte di San Pietroburgo si nasconde un vero covo di serpi.
La figura dello zar
Un altro punto che mi è piaciuto molto del libro è come l’autrice ci presenta la figura di Pietro e secondo me potrebbe davvero rispecchiarne bene la vera persona che fu. Pietro il Grande ci viene presentato come un uomo gioviale e allegro, instancabile nel suo lavoro, determinato a perseguire il suo sogno di gloria per la Russia, attraverso la costruzione della famosa città moderna di San Pietroburgo, contrapposta all’antichità di Mosca e affascinato dalla cultura europea, tanto che nel romanzo si possono incontrare molte figure di stranieri (tedeschi, olandesi, francesi, inglesi e italiani). Dal romanzo della Alpsten, Pietro ci si presenta come una figura imponente, autoritaria e talvolta minacciosa e controversa. Tormentato da frequenti attacchi di epilessia, Pietro sarà il personaggio con cui Marta si rapporterà costantemente a partire dalla seconda parte del romanzo, dandoci anche uno spaccato del rapporto assai conflittuale con lo zarevic Alessio, nato dal primo matrimonio di Pietro con Evdokija.
Sarà proprio a causa di questo figlio che il lettore scoprirà anche i lati più oscuri e di gran lunga meno piacevoli del carattere di questo sovrano singolare e leggendario.
Vi offro qui sotto la lettura di uno dei momenti che ho adorato di più di tutto il romanzo: il primo incontro tra lo zar e Marta…
Prima che potessi farmi da parte, qualcuno sollevò il lembo della tenda, colpendomi con tale forza che persi l’equilibrio e per poco non caddi, ma un uomo mi afferrò per un braccio. Volevo liberarmi dalla sua stretta, così alzai lo sguardo e…mi mancò il respiro. Pietro, lo zar di tutte le Russie era lì, alto oltre due metri nei suoi stivali: la sua massa imponente oscurò la luce delle candele il cui tremolio allungava di più la sua ombra. La mano con cui mi teneva saldamente sembrava troppo delicata per quel corpo possente. Quando cercai di inchinarmi, lui mi trattenne con stupefacente facilità e sorrise “Smettila di agitarti ragazza, stai solo sprecando il tuo tempo. Posso lasciarti andare? Cerca di non cadere, potrebbero aver bisogno ancora di te stanotte”. Mi strizzò l’occhio e, lasciandomi andare, entrò nella tenda accompagnato dalle risate…
…e un altro momento che non c’entra nulla con Pietro, ma che mi ha comunque colpita per un’altra ragione. Oggi siamo abituati a dare per scontate molte cose ma immaginatevi un momento come una ragazza del settecento che assaggia e conosce per la prima volta la cioccolata.
…il valletto mi versò una bevanda scura e fumante in una tazza: profumava di zucchero e latte, con un sentore affumicato e aveva un gusto lievemente amaro. Era sublime, e rinvigorì tutti i miei sensi. Avrei voluto immergere le dita in quell’infuso denso e appiccicoso e leccarmele. Invece lo sorseggiai come avrebbe fatto una vera dama.
“Che cos’è?” domandai quando Pietro tornò alla sua scrivania.
“Cioccolata” rispose, prendendo un sorso di cognac da una piccola caraffa…
“Cos’è la cioccolata?” chiesi, tornando ad annusarla. Era meravigliosa. Avrei voluto berne una botte.
“La regina di Francia l’ha portata con sé dal suo paese, la Spagna. La cioccolata e i nani al suo seguito sono le sue uniche consolazioni…”
Bene, cari lettori, questa breve recensione termina qui. Spero che vi abbia messo curiosità su questo delicato e controverso periodo storico e su un romanzo davvero accurato e ben narrato. Vi invito, come sempre, a seguirmi sul mio profilo Instagram https://www.instagram.com per rimanere sempre aggiornati sulle mie letture e i miei contenuti. E a proposito di cioccolata vi consiglio di provare questa ricetta contenuta nella sezione cucina https://magazy.it/ricetta-tortini-al-cioccolato-con-cuore-morbido/ per una merenda o un dessert da re!
Vi mando un enorme abbraccio e…alla prossima recensione!
Selene.

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